Pattern e Allemano exclusive talks

Exclusive Talks con Pattern e Allemano

Oggi siamo ospiti della Biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Torino, un’istituzione fondata nel 1783 e ancora attiva nella promozione della ricerca e della cultura.

Oggi più che mai, parleremo di ricerca e innovazione tecnologica. Siamo qui con Gianluca Traversa e Luca Sburlati e vorrei iniziare chiedendo a Gianluca come la sua azienda, che comprende quattro divisioni, è riuscita a sopportare un periodo di crisi che dura ormai da più di un anno.

GT

Questo anno difficile è stato per noi un momento di opportunità. In effetti, essere divisi in quattro divisioni ci ha permesso di collaborare insieme, per sviluppare qualcosa di nuovo. Così la divisione CONSULENZE, la divisione STRUMENTI DI MISURA, la divisione LABORATORI, la divisione TEMPO si sono unite per sviluppare nel più breve tempo possibile dei prodotti dedicati al settore medico. Siamo passati dai prodotti industriali ai prodotti medici nel giro di una settimana. Questo ci ha permesso di trasformare una crisi in un’opportunità, rimanendo addirittura in attivo durante un anno di crisi.

Vorrei poi fare la stessa domanda a Luca Sburlati: come vi hanno aiutato in questo momento di crisi l’innovazione e la tecnologia?

LS

Da qualche anno Pattern sta vivendo un processo di ridefinizione totale – in particolare abbiamo cercato di acquisire nuove competenze sul nostro territorio di origine, iniziando a lavorare non solo sulle collezioni uomo, ma anche donna, attraverso un’acquisizione dell’Atelier ROSCINI in Umbria e poi, successivamente, attraverso l’acquisizione in Emilia Romagna di uno dei più grandi specialisti nel design della maglieria di lusso. E questo è stato il nostro primo asset: avere la capacità di essere resilienti in varie categorie di prodotto. Il secondo era la tecnologia: senza sapere che questa pandemia era all’orizzonte, avevamo già iniziato a lavorare sull’innovazione tecnologica e quindi sulla prototipazione in 3D; cosa che nessun altro a livello internazionale aveva fatto. Quindi, la pandemia ha messo in moto un’opportunità di business che non avevamo e che non era esistita in precedenza. In terzo luogo, il tema della sostenibilità: siamo stati i primi in Italia nel settore della moda ad essere ISG. Quindi, avere una certificazione esterna e avere delle credenziali verdi nella responsabilità sociale d’impresa e nella governance – anche grazie alla quotazione in Borsa – ci ha permesso effettivamente di chiudere il 2020 solo poco sotto a dove eravamo nel 2021, nella consapevolezza che il settore moda ha visto un calo medio del 30%.

Dopo aver parlato di attualità e aver dato uno sguardo piuttosto ottimista al futuro, diamo uno sguardo alle vostre origini. Gianluca, hai una storia molto lunga alle spalle, che affonda le sue radici nella metà del 1800. Quanto è importante l’eredità per voi?

GT

È molto importante. Avere una storia di prodotti altamente tecnici unita al fatto che Allemano è presente sul territorio torinese da 150 anni e continua a fare questi prodotti ancora oggi, è una grande responsabilità. Tenete però presente che tale responsabilità ci ha permesso di essere resistenti migliorando i nostri prodotti nel tempo. In realtà, quando siamo nati nel 1856, stavamo producendo le prime macchine a vapore a rulli di pietra. Poi siamo passati agli strumenti di misura dove per cinquant’anni siamo stati presenti su tutto ciò che si muoveva – auto, treni, aerei, sottomarini – fino al 2019, quando il nostro desiderio è stato quello di riavvicinarci alle persone del passato, come quando eravamo nelle auto degli anni quaranta e cinquanta. Da lì è nato il progetto Time – un ritorno ad essere presenti nella vita della gente comune. Da lì è nato questo prodotto, che in realtà si è trasformato in una nuova divisione dove le persone lavorano autonomamente nella produzione. Li chiamiamo misuratori di tempo: sono strumenti di misura. Infatti, a tutti gli effetti è così che li trattiamo. Vogliono raccontare la storia di un’azienda torinese che ha fatto la storia degli strumenti di misura.

Vorrei ora tornare da Luca per chiedergli di approfondire un concetto che ha già citato, ovvero quello della sostenibilità e della responsabilità verso le persone e il territorio. Può dirci di più su questo?

LS

Oltre ad avere persone innovative e capaci e un senso di responsabilità sociale d’impresa e di formazione, abbiamo sempre avuto altri due valori importanti all’interno dell’azienda: il primo è la tecnologia, che oggi può aiutare molto ad essere più sostenibile. Immaginate che ci vogliono tre o quattro metri di tessuto per produrre un bell’abito da sera da donna. Ebbene, attraverso tecnologie innovative di prototipazione, gli scarti di materiale avanzato possono essere facilmente ridotti del 30%. Questo è un chiaro esempio di come la tecnologia può aiutare la sostenibilità, ma non solo; dobbiamo iniziare a pensare a un’economia circolare quando progettiamo. L’economia circolare può essere il futuro motore anche per la moda italiana. Lo facciamo attraverso un nostro marchio che si chiama ESEMPLARE, che rappresenta l’apice della tecnologia e dell’etica italiana in quanto utilizza essenzialmente o tessuti rigenerati, o tessuti che hanno una filiera sostenibile e tracciabile. Questo è un esempio di giacca che incorpora entrambe le tecnologie: si vede che ha 3 strati di tessuti uniti e si vede che ha una termostruttura interna. Tra l’altro si tratta di prodotti che provengono da una filiera italiana, quindi il 100% di quello che indosso combina la rigenerazione del prodotto con un’economia di casa. Cerchiamo di adottare questa stessa tecnologia anche quando andiamo a supportare i grandi clienti e i top brand internazionali nello sviluppo delle loro collezioni.

Abbiamo incontrato due imprenditori che hanno molto in comune, soprattutto quello di valorizzare la vicinanza alle persone – anche indossata dalle persone – e la durata nel tempo, con la tradizione delle proprie radici ma sempre alla ricerca dell’innovazione tecnologica. Questi valori vi accomunano anche nella scelta di entrare a far parte del network Exclusive Brands Torino. Come pensate che questo network possa essere utile alle vostre aziende – e voi al network? Lo chiedo prima a Gianluca.

Credo che EBT possa dare tanto, non solo alle aziende all’interno di EBT, ma anche a tutte le aziende presenti sul territorio di EBT. È chiaro che deve essere un’unione di imprenditori che lavorano insieme verso l’obiettivo comune di rilanciare tutto questo territorio, grazie alle loro aziende e alle loro idee. Ma, soprattutto, si tratta di avere un’idea comune, un valore comune di voler rilanciare un territorio come quello torinese che forse è stato un po’ grigio. Però EBT, o almeno tutti gli imprenditori che sono presenti in EBT, la pensano esattamente al contrario: dobbiamo restare a Torino, dobbiamo espandere Torino, continuare a crederci; non lasciare Torino, ma riportare la produzione e fare le cose che siamo sempre stati capaci di fare. Noi di Allemano ne siamo un esempio – con 150 anni di storia – dobbiamo semplicemente crederci, lavorare di più e cercare di lasciare qualcosa ai nostri figli, come i nostri nonni hanno fatto per noi.

Luca, cosa puoi dirci?

LS

Dal nostro punto di vista, Exclusive Brands Torino ha due ruoli fondamentali: il primo è quello di essere un aggregatore di competenze, know-how e intelligenze. Lo abbiamo fatto come azienda, mettendo insieme il meglio dell’eccellenza italiana. Crediamo che la capacità di essere innovativi in Piemonte possa davvero diventare utile per generare filiere provenienti da questo territorio e mettere insieme le migliori esperienze che esistono in tutta Italia. In secondo luogo, c’è il mondo: oggi c’è una domanda globale di Italian lifestyle e questo crescerà sempre di più nei prossimi anni. Qui siamo conosciuti per il nostro stile di vita rilassato, che è qualcosa di cui le nuove generazioni vorranno chiaramente far parte – non solo in Europa e negli Stati Uniti, ma anche in Cina. Vediamo come i consumatori iniziano a cambiare i loro atteggiamenti. Dobbiamo mostrare il nostro stile di vita italiano, altrimenti qualche altra nazione verrà a farlo al posto nostro. Quindi il secondo grande ruolo che dobbiamo svolgere è quello di fare una filiera sia a livello locale – con l’innovazione contraddistinta dalle nostre università – sia a livello nazionale, visto che siamo a capo della filiera.

Ancora una volta abbiamo visto come non ci può essere grande impresa e nessun livello di eccellenza senza responsabilità verso il proprio territorio – dal passato, attraverso il presente e verso il futuro. Ringraziamo quindi i nostri due ospiti per il loro impegno e la cura che hanno nel creare bellezza nei loro prodotti. Grazie ancora.