L'opificio Mattioli Exclusive talks

Exclusive Talks con l’Opificio e Mattioli

Per la prima puntata siamo nella splendida cornice dell’hotel NH Carlina, con l’ideatrice della Rete Licia Mattioli, fondatrice e amministratrice delegata di Mattioli Spa, azienda di gioielleria di alta gamma riconosciuta in tutto il mondo, e quella della Vice Presidente Paola Bertoldo de l’Opificio, simbolo del tessile d’arredamento italiano dal cuore torinese.

Parleremo di made in Italy, di cosa significa fare rete e dei valori di queste due grandi imprenditrici.

Guarda la prima intervista di Exclusive Talks!

Siamo nel cuore di Torino, una città di eccellenze intellettuale, culturale e industriale. Oggi parleremo di made in Italy e di che cosa significa fare rete con due imprenditrici.

Inizierei con il chiedere a Paola Bertoldo che senso ha oggi, nel 2020 e in questa situazione mondiale, preferire il made in Italy.

Paola Bertoldo

Scegliere il made in Italy, in questo momento ancor di più, significa scegliere la qualità intesa non soltanto dal punto di vista dal design c- he raggiunge punti di eccellenza in tutti i settori – ma anche soprattutto di qualità della filiera e quindi avere la certezza di un prodotto di qualità a 360 °. Questo significa rispetto dell’ambiente, delle persone e quindi si tratta  di un prodotto di qualità sotto ogni punto di vista.

Si parla molto di necessità di una ripresa dell’economia italiana. Secondo te la chiave è fare sistema? Cosa suggeriresti?

LICIA MATTIOLI

Io parto dal presupposto, che non è retorica,  “piccolo non è più bello”. L’Italia ha aziende troppo piccole e l’unico modo di farle crescere in fretta è metterle a sistema e fare rete. Noi l’abbiamo pensato quasi 10 anni fa con questa rete del lusso piemontese Exclusive Brands Torino nella quale l’idea era quella di moltiplicare le risorse delle singole aziende per farle diventare risorse di tutti. L’idea punta sull’internazionalizzazione, cioè usare questa rete per portare le aziende come un grande agglomerato.  Quindi sono convinta che la rete sia il futuro per la crescita delle aziende italiane che oggi sono troppo sottodimensionate in un mondo globale.

Entrambe le vostre aziende sono leader in settori come la gioielleria e i tessuti di arredamento di lusso in cui l’artigianalità della fattura ha ancora un grande rilievo. Allora volevo chiederti se è facile o difficile trasmettere il gusto del mestiere alle nuove generazioni: come riuscite a fare formazione ai giovani in questi ambiti?

PAOLA BERTOLDO

in azienda per noi la formazione è fondamentale e la facciamo in due modi. Da una parte facendo in modo che le persone con maggiore esperienza la tramandino alle nuove generazioni; poi vengono fatti anche corsi avvalendosi di consulenti. Devo dire che è sempre tutto preso con entusiasmo, perché comunque sentendosi parte del gruppo hanno sempre molto piacere di migliorare, crescere, e fare meglio.

LICIA MATTIOLI

Anche noi abbiamo molta formazione interna, perché abbiamo tantissimi giovani che vengono dopo la scuola orafa. Mancano ovviamente i talenti nei settori specialistici come fare la gioielleria al banco, incassatura e la pulitura. Qui dopo la scuola gli studenti fanno degli stage e vengono poi assunti i migliori, infatti la nostra forza lavoro è molto giovane perché deriva molto da questa formazione sul campo.

Stiamo attraversando però un periodo molto duro. Voi avete parlato di eccellenza, di formazione, di altissima qualità e allora vi chiedo se in questo momento con l’emergenza economica e sociale del covid si può ancora mantenere il livello di eccellenza cui entrambe tenete così tanto e quanto è difficile farlo.

PB

In realtà durante questo periodo abbiamo avuto la fortuna di poter contare sul fatto che tutte le nostre lavorazioni sono interne in quanto non facciamo parte di un distretto tessile. Di conseguenza da sempre abbiamo centrato internamente tutte le fasi della lavorazione quindi siamo riusciti a portare avanti nei limiti del possibile l’attività anche durante quel periodo e anche avvalendoci dello smart working per tutta una parte delle attività precedentemente organizzata. Abbiamo portato avanti il lavoro che c’era e anche sul futuro per la ripartenza.

LM

Da noi la situazione è più complicata perché abbiamo la produzione, quindi quando uno parla di smart working voglio vedere produrre gioielli a casa. Come si può fare? Quindi devo dire che quando sento parlare di smart working sono molto felice perché è un lavoro del futuro, però ci sono dei lavori che non si prestano e il manifatturiero italiano, che è il nostro cuore pulsante, non può essere convertito in smart working. Questa è una cosa di cui si deve tenere presente a livello di gestione del paese e di gestione del lockdown e di tutte quelle cose che stiamo sentendo in questo periodo che certo non agevolano chi ha delle aziende in Italia. Così come la gestione di questa pandemia non è una gestione che aiuta l’impresa perché l’impresa è sola qualsiasi cosa succeda. Nelle aziende in questo momento si affronta il problema senza nessun tipo di supporto esterno. Noi per esempio abbiamo dovuto anticipare non solo la Cassazione ai nostri operai ma anche il pagamento ai nostri fornitori perché sennò non sopravvivono e questo non è da paese non del terzo mondo.

Ecco sono qua con due donne imprenditrici e protagoniste di settori dell’ imprenditoria italiana. Nel mondo però sappiamo che la situazione della donna e della donna madre nel mondo del lavoro è ancora problematica o per lo meno c’è ancora una penalizzazione forte in moltissimi ambiti. Quindi mi chiedo quale consiglio poter dare a una giovane imprenditrice che inizia oggi la sua carriera.

LM

Innanzitutto di non mollare mai, perché le difficoltà sono tante e secondo me bisogna essere veramente resilienti e resistere alle botte che si prendono esattamente come un imprenditore uomo ma a maggior ragione una donna che ha difficoltà ulteriore rispetto a quella di un uomo. In secondo luogo di scegliere il compagno giusto perché è fondamentale avere un marito che ti supporta e ti aiuta nei momenti difficili. Io quello che ho fatto l’ho potuto fare per un marito che c’è sempre stato ed è stato sempre una spalla e non uno che contrastava le mie scelte diverse tra famiglia e  lavoro e questo è fondamentale. Se non hai quello non ce la puoi fare…

Fare rete dal privato…

LM

In rete anche in famiglia

PB

Condivido pienamente. Potrei aggiungere che il tessile è sempre stato un settore a forte presenza femminile e noi assolutamente rispettiamo questi canoni. In più ci aggiungerei che tutta la squadra di lavoro è tutta femminile: è bello riuscire a far squadra in un gruppo di donne che si sentono ancora più motivate a lavorare e a portare avanti il progetto.

Un’ ultima domanda a Paola. Exclusive Brands Torino si propone di fare condivisione e promozione della territorialità internazionale e allora chiedo quanto è importante fare rete con altre aziende dello stesso territorio.

PB

Come dicevamo prima fare sistema è fondamentale e ancora di più con le aziende del proprio territorio, soprattutto in Piemonte caratterizzato da una discrezione e riservatezza proprio intima.  I piemontesi fanno delle cose meravigliose, dei prodotti fantastici ma non sono capaci di venderli e quindi diventa importante mettersi insieme per promuovere i prodotti di tutti quanti e Exclusive Brands Torino fa esattamente questo: è una rete di comunicazione che vuole supportare tutte le 19 aziende a promuovere, presentare e portare all’estero i loro prodotti, le loro capacità, la loro professionalità, qualità e maestria.

Quindi abbiamo parlato di qualità, di maestria e secondo te questa è la chiave per fare imprenditoria di successo. Se dovessi trovarne altre quali sono?

LM

Per me le chiavi di successo per le aziende italiane partono dalla qualità e dalla capacità di fare quello che io definisco “artigianato industriale” che è un insieme di capacità artigianali. Noi nel DNA da sempre siamo rimasti uno dei pochissimi paesi al mondo ancora capace di fare artigianato vero e di qualità e dall’altra parte di industrializzarlo. Questo ci ha permesso di sopravvivere in un mondo in cui il costo del lavoro era talmente basso che l’Italia non poteva permettersi di competere. Quindi in realtà questa capacità di industrializzarci è stata fondamentale per poter bypassare il problema del costo del lavoro e questo era molto importante. Poi non si deve mai sottovalutare la capacità di risolvere problemi. Dal punto di vista manifatturiero industriale l’Italia ha portato delle competenze e delle soluzioni dove “in Svizzera non si può fare” o in Germania si dice “non credo che si possa fare”, in Italia “dateci due giorni che lo risolviamo”. E’ vero sono storie vere.

è molto interessante… il bello dell’essere italiani insomma.

LM

Non esiste il  “non si può fare” perché siamo abituati fin da piccoli a combattere contro tutto quello che non funziona e che ci crea delle problematiche.

grazie